Navigatori approdati

sabato 11 giugno 2011

RIFORMARE IL REFERENDUM

Sembra quasi paradossale che alcune forze politiche invitino gli elettori a non votare sui quesiti referendari. Ma è un effetto del modo in cui la legge sul referendum è disegnata. Basterebbe adottare il sistema tedesco per eliminare l'anomalia italiana. Vincerebbe sempre l'opzione desiderata dalla maggioranza degli aventi diritto al voto. E avremmo un dibattito e un'informazione più ricchi oltre a una partecipazione ampia dei cittadini al processo decisionale: tutti sintomi di vitalità di una democrazia.
Uno dei principi più vecchi della democrazia è che i cittadini e i politici che li rappresentano debbano confrontare le proprie posizioni in modo aperto e affrontare la scelta dopo aver discusso e difeso pubblicamente le proprie ragioni. Questa scelta in un sistema democratico si estrinseca nel voto. Dal principio discende l’idea che una elevata partecipazione dei cittadini alle scelte sia un bene in sé perché favorisce una miglior rappresentazione della “volontà generale” cara a Rousseau: la partecipazione al voto è così diventata una manifestazione del grado di civismo della comunità con cui infatti viene talvolta misurato.  
IL NODO DEL QUORUM
Sotto questo aspetto è paradossale che possano esistere partiti o forze politiche che di fronte a un quesito referendario invitino l’elettorato a non votare. Ma è quanto accade oggi con i referendum sul nucleare, la privatizzazione dell’acqua e sul legittimo impedimento e quanto è accaduto ripetutamente in passato, con inviti talvolta da destra, talaltra da sinistra, a seconda dell’argomento. Si assiste al fatto che una parte consistente,non dei cittadini ma del corpo politico, fugge dal confronto e invita al non voto. La speranza è che non si raggiunga il quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto e la decisione penda quindi da una parte – lo status quo, il mantenimento della legge esistente. Nel nostro ordinamento, infatti, con i referendum si possono abolire ma non approvare le leggi. L’esistenza di un quorum offre a chi fosse contrario alla abrogazione la possibilità del non-confronto e dell’invito al non voto: l'arma non è disponibile a chi propugna l’abrogazione.
Ma il ricorso a questa strategia è il riflesso del modo in cui la legge sul referendum è disegnata ed è pertanto correggibile. Esiste un modo per eliminare questo incentivo e indurre invece i partiti a fare effettivamente quello che conclamano a parole – invitare sempre i cittadini ad andare a votare? Qui avanziamo una proposta di riforma del quorum che raggiunge questo obiettivo. 
REFERENDUM ALLA TEDESCA
L'anomalia italiana è dovuta alla forma del particolare tipo di quorum scelto dal legislatore. Verrebbe automaticamente eliminata se l'Italia adottasse le regole di voto ai referendum della Germania.
Il sistema italiano richiede affinché il referendum sia valido che almeno il cinquanta per cento degli aventi diritto vadano a votare; una volta accertato il requisito di validità, le norme sottoposte a referendum vengono abrogate se la maggioranza dei votanti si esprime a favore dell’abrogazione.
In Germania la regola di validità di un referendum abrogativo è che almeno il 25 per cento degli aventi diritto al voto si esprimano a favore dell’abrogazione e, una volta accertata questa condizione, il numero di “sì” deve essere comunque più alto del numero di “no” per ottenere l'abrogazione della norma. La ragione per cui le regole tedesche scoraggiano la strategia del non-voto è semplice: se si sospetta che più di un quarto degli aventi diritto possano essere favorevoli alla abrogazione (e gli altri contrari, indecisi o disinformati), in un sistema alla tedesca perseguire la strategia del non voto significa assicurare la vittoria degli “abrogazionisti”. Chi si oppone alla abrogazione di una norma non ha dunque nessuna convenienza a chiedere ai contrari di astenersi non andando alle urne. Deve invece indurli ad andare a votare e deve palesare le proprie argomentazioni per convincere gli indecisi e magari anche far cambiare opinione ai favorevoli alla abrogazione. Ne risulterebbero confronti referendari ricchi di informazione, molto competitivi e agguerriti: un po’ come successe in Italia ai tempi del referendum sul divorzio. L’intensità del dibattito, la ricchezza dell’informazione, la partecipazione ampia al processo decisionale dei cittadini sono tutti sintomi di vitalità di una democrazia. Il meccanismo avrebbe l’effetto di dissuadere partiti e gruppi di pressione dall’adozione di pratiche che alla lunga diseducano i cittadini.
Ne segue che se si adottasse il sistema tedesco l'alternativa vincente sarebbe sempre quella desiderata dallamaggioranza degli aventi diritto al voto. Al contrario, nel nostro sistema attuale può succedere che lo status quo prevalga nonostante la maggioranza sia a favore dell’abrogazione di una norma, e può persino succedere che passi l’abrogazione di una norma che invece godrebbe del supporto della maggioranza dei cittadini. Paradossalmente, il quorum approvativo alla tedesca ottiene anche la massima partecipazione, che è l'obiettivo dichiarato, ma strategicamente disatteso, delle regole vigenti.
La questione che stiamo sollevando non riguarda l'opportunità di cambiare gli incentivi a votare nel referendum alle porte, ma riguarda invece le nostre possibilità future di usare i referendum in modo giusto e non distorto, sia quando i referendum saranno richiesti per l'abrogazione di norme scelte da governi di destra sia quando le parti saranno invertite.

Nessun commento:

Posta un commento